L’UNIONE EUROPEA TRA SCILLA E CARIDDI

“Le sirene” dello Stato Nazione e la sovranità Europea – di Pasquale Lino Saccà, J.M. Chair ad personam E.C.

“Uno, nessuno e centomila” in un solo individuo, ma come coniugare assieme più di 500 milioni in un Mercato interno e 7 miliardi di consumatori in un Mercato globalizzato? L’Unione Europea si è imposta come cammino di pace, nonostante i populismi o contestazioni e rifiuto degli esclusi o di chi teme un futuro peggiore. Essa, Unione, ha un suo Mercato Unico con conseguente Moneta Unica, ma non ha una sua politica economica che impedisca l’elusione fiscale, ho l’utilizzo di paradisi in terra, che certamente non rispettano il principio di concorrenza così come si legge nei Trattati istitutivi delle Comunità; C’è una domanda di Europa e le sfide esterne ed interne rendono sempre più evidente una democratica sovranità Europea. Juncker lo ha capito e nel suo intervento al P.E. ha disegnato una Unione possibile e più unita; Macron ha ribadito con un discorso alla Sorbona, dopo l’insuccesso all’elezione indiretta della metà dei Senatori, che il futuro della Francia è nel rilancio dell’unità dell’Europa, indicando le priorità di politiche comuni: la sicurezza, i migranti, la difesa comune, il clima, le sfide del digitale e diritto di asilo. Perché su queste è molto più facile trovare una convergenza con la Germania. Tutte, richiamiamolo, a livello Europeo: la difesa Europea, la ricerca innovativa digitale, politiche di sostegno all’immigrazione legale, una Eurozona governata da un proprio Ministro; Ma pur consapevole delle difficoltà della Merkel, ha indicato delle priorità ed ha posto degli obiettivi realistici per un ruolo politico dell’Unione.

La Cancelliera, pur avendo ottenuto il Suo quarto e ultimo mandato, deve anche tener conto dei Suoi prossimi alleati, visto che l’Europeismo di Schulz sceglie la via nazionale al recupero dei consensi, tralasciando l’opportunità di una chiara e costruttiva politica a sostegno dell’unità dell’Europa, capace anch’essa di dare certezza e sicurezza ai giovani cittadini della Germania unita.  Certo sappiamo che nei Trattati di Associazione degli ultimi allargamenti la via all’ingresso nell’UEM ed adozione dell’Euro non è reversibile, quindi il cammino verso l’unità può avere momenti anche differenti, ma l’obiettivo finale è condiviso.

Quale sovranità, oltre “le miopie” dei confini, visto che i singoli Stati da soli sono destinati a soccombere?

Juncker e Macron sostengono l’elezione diretta dei PE anche in collegi unici Europei, pertanto c’è una reale ufficializzazione di dar vita ad una sovranità Europea che integri altre politiche e possa decidere senza aspettare le elezioni nazionali, 2017 docet, e spesso il dopo elezioni, ricordiamo che per il nuovo Governo le forze politiche della Germania aspettano che si voti nella Bassa Sassonia. Le sensibilità diverse nel percepire l’Unione possibile non possono dividere i cittadini Europei, la Korea del Nord docet: la penisola Coreana sarà Cinese o Americana? mentre l’unificazione della Germania del dopo Muro (1989) aveva una Comunità di pace certa e funzionante, non disgiunta dal dissolvimento dell’impero sovietico e una Russia ripiegata su stessa per trovare come governare il proprio futuro.

Il contesto  fa capire bene che non c’era alternativa ad accogliere, dopo la caduta del Muro ed in tempi certi, i Paesi dell’Europa centro-orientale. Sempre in continuità di una Russia nostalgica e tentata a ricostituire il suo “impero”, Putin ha occupato la Crimea, mentre non trascura l’attenzione ai Paesi Baltici e la Penisola Balcanica, dopo la Siria l’ingresso nel Mediterraneo, lato Adriatico, non è da sottovalutare. L’Unione, dopo aver “trascurato” la Turchia, sarà negligente o incrementerà le politiche per integrare la terza penisola? In un contesto geopolitico, scelte e politiche efficaci s’impongono, sono sempre più pressanti le ragioni del dialogo sud-est con l’Africa e l’altro continente asiatico, che si affaccia sul Mediterraneo, a cui non è estraneo il Mar Nero ed anche il Caspio, conseguentemente l’Unione dei piccoli passi non incide in tempi certi.

La logica del Direttorio, però, continua ed è conseguente al non superamento dello Stato Nazione come interlocutore privilegiato, consolidatosi a Nizza. Nel 2017 si è votato in Olanda, Austria, Francia e Germania e nel 2018 si voterà in Ungheria: la sovranità naz.le non è sufficiente a garantire la pace e produrre crescita,  Brexit è un esempio di miopia ed egoismi personali; Neppure Corbyn guarda all’Unione, nè prende atto che il referendum consultivo del 23 giugno non ha raccontato la verità ai sudditi di Sua maestà; Il  Remain è ancora nei desideri di oltre il 50% dei cittadini  del R.U. Corbyn, però, indica al Congresso del suo partito,  come trarre vantaggi e ridurre gli effetti della  Brexit “da socialisti democratici”: accesso al mercato comune, proteggere “i nostri” posti di lavoro, cercare una “nuova cooperazione” con l’Unione Europea e come gesto di solidarietà “non dare agli immigrati la colpa dei mali della nostra società, non farne un capro espiatorio, non cedere al razzismo”.

Agli europei residenti in Gran Bretagna (3 milioni di cui 600 mila italiani) assicura che non perderanno i loro diritti con la garanzia di restare. Il Labour è ora, Corbyn dixit: “l’unico partito in grado di unire chi ha votato per Brexit e chi ha votato per rimanere nella Ue”; Però nella logica nazionale, “miope” non vede nell’Unione la garanzia del suo futuro politico. Ma c’è “una garanzia” da non dimenticare, il successo del percorso di pace con la memoria storica delle due guerre mondiali sono una testimonianza che le armi hanno un’alternativa, se i sistemi elettorali  non escludono le minoranze; Richiamiamo l’attenzione su maggioranze ad escludendum e il non voto diretto per l’elezione del Presidente in USA. L’Europa ha delle tradizioni da seguire e gli esempi da non rincorrere.

La democrazia e la Storia per capire i popoli, i governi, la qualità della vita e la scelta dell’Unione: risorse ed equità

Dopo la Francia che ha votato secondo intelligenza e cultura democratica, aprendo una pagina Europea, auguriamo che sia in continuità con la visione di Delors, di cui ricordiamo la prima riforma dei Fondi Strutturali per consentire alle regioni marginali, rispetto al centro rafforzato dalla nascita del Mercato Unico, di percepire con il sostegno al loro sviluppo l’importanza di stare nelle Comunità e il Libro Bianco su “Crescita, competitività ed occupazione”, presentato nel momento in cui entrava in vigore il Trattato di Maastricht. Anche la Germania ha espresso continuità, la Merkel, che ha avuto più voti di tutti, ha l’esperienza e la capacità di formare un governo che non si discosterà dai principi già ribaditi nel lungo percorso di stabilità e crescita nel pieno rispetto dei valori della democrazia. L’affluenza al voto si è attestata al 78% in crescita rispetto al 72,4% del 2013, tutte le istanze o sentire del popolo sono rappresentate in Parlamento, c’è la consapevolezza o la cultura che la crisi del ’29 con il Marco senza alcun valore non debba ripetersi, quindi evitano d’indebitarsi, così pure hanno rinunciato al nucleare e non c’è una politica di riarmo, ma una difesa comune non disgiunta dalla Nato è preferibile; Analizziamo cosa c’è di positivo nella cultura della Germania dai Trattati di pace ad oggi e la propensione del suo popolo ad un’Europa Unita: Kohl docet.

Ma se continuiamo ad inserire la quantità di armi prodotte a misura della ricchezza, i governi saranno meno inclini a riconvertire l’Industria delle armi, mentre è sempre più evidente che la qualità della crescita non può essere trascurata;  Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) indica un percorso: “Prestare maggiore attenzione alla felicità dovrebbe essere parte dei nostri sforzi per raggiungere uno sviluppo che sia umano e sostenibile”. E così oltre al freddo Pil, che misura “il reddito pro capite e quindi la ricchezza materiale, vengono considerati altri fattori come  l’aspettativa di vita, il sostegno sociale, la libertà sociale, la generosità e l’onestà (intesa come assenza di corruzione)”. Così da questi indici, risulta al primo posto la Norvegia, al secondo la Danimarca, poi l’Islanda e via di seguito Svizzera, Finlandia, Olanda, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Svezia.

Ma la crescita si misura anche con delle regole che evitano le evasioni o elusioni fiscali; Già prima di Tallinn, Francia, Germania, Italia e Spagna a Parigi avevano ufficializzato, oggetto web tax, che non era più possibile permettere che “queste imprese facciano affari in Europa pagando il minimo di tasse”. “È in gioco l’efficienza economica, l’equità fiscale e la sovranità», così si legge nella lettera inviata alla presidenza di turno dell’Ue, l’Estonia. Pertanto chiedono alla Commissione Ue di proporre una soluzione che risolva il problema del fatturato virtuale: “le aziende digitali, come tutte le altre, devono essere tassate in tutti i Paesi dove generano reddito, e non più soltanto dove hanno la base fiscale”.Nel Consiglio informale dei 28 capi di Stato e di governo dell’Ue sull’economia digitale, organizzato a Tallinn (28 sera pranzo e 29.9.17 conclusioni) dalla presidenza estone di turno,  Francia, Italia, Germania e Spagna sulla web tax non demordono e durante i lavori del Consiglio Europeo fanno avanzare al massimo livello decisionale dell’Unione europea “la proposta di una tassa sul fatturato dei giganti Usa del digitale, che finora hanno pagato imposte minime o quasi nulle in molti Paesi membri domiciliando la sede e società controllate nei paradisi fiscali”.

Il presidente francese ha sostenuto che «19 Paesi» sono favorevoli alla «web tax», rilevando l’orientamento favorevole a regolamentare con equità  e riequilibrio la  posizione dominante delle multinazionali quasi tutte «anglosassoni», che «non rispettano le regole del gioco» con la concorrenza europea. In mancanza di un accordo sulla web tax, i Paesi favorevoli si coordineranno per agire con le cooperazioni rafforzate; Quanto definito ad Agosto a Parigi è stato ribadito a Tallinn.  C’è la consapevolezza che le recenti misure anti-evasione delle multinazionali introdotte dalla Ue, come la direttiva che combatte lo spostamento a scopo elusione dei profitti, non aiutano gli Stati a recuperare le somme che perdono dalle attività dei giganti del web; Somme che potrebbero incrementare le risorse proprie dell’Unione. Una delle principali lacune è che il diritto di una giurisdizione a tassare «esiste solo quando l’azienda ha una presenza fisica» in quello Stato. Ma la new economy ha per definizione una presenza fisica ridottissima.

Quo vadis Europa?

Dal G7 dii Taormina a Tallinn sono evidenti i limiti di una Unione Europea senza sovranità politica e non in grado d’incidere come potrebbe nella politica intercontinentale, ma non ha altra scelta che rimanere unita e per non essere travolta di procedere con “minime” cessioni di sovranità: difesa comune, confini esterni, immigrazione, unione bancaria; Ma rilevano “le miopie” della May sempre più evidenti, mentre continua a sostenere una Brexit che danneggia il R.U. e l’Unione Europea con forti ricadute nello sviluppo del Regno ancora Unito: un altro Commonwealth non è possibile, Remain premia l’intelligenza. Ma la Storia conferma che la Merkel guarderà all’Europa, mentre Macron rappresenta una svolta che può dare certezze che l’Europa, colmando il deficit democratico e guardando all’Europa di Delors più attuale dell’Europa delle Patrie di De Gaulle, sarà più solidale con l’Africa ed il “nostro” Mediterraneo, che non può attendere.

Quando la Russia sarà il “nostro” Canada avremo certezza che qualche confine mentale è culturalmente abbattuto, la Turchia se non confliggerà con la Nato per l’amicizia “sentita” con la Russia riprenderà il cammino della compatibilità con l’Unione; Così sapremo coniugare meglio la libertà degli uni con la prevaricazione verso gli altri, distingueremo i referendum e la democrazia nel rispetto della Costituzione, il referendum consultivo e la prevaricazione verso chi vuole rimanere nell’Unione, così come l’aver sacrificato tante vite dei curdi non possono non tener conto  “i vincitori” in Siria che il fine superiore era avere un proprio Stato.

Come integrarsi pacificamente? L’Unione Europea dopo due guerre mondiali ha realizzato 70 anni di pace e propri equilibri Istituzionali condivisi. Il futuro prevede una nuova primavera che può portare nel prossimo anno ad un’estate che ha già deciso i nuovi equilibri istituzionali del PE consentendo una Commissione eletta contemporaneamente ai parlamentari Europei, in collegi che non trascurano lo sviluppo locale,  perchè espressione delle regioni già di confine, in quella logica d’integrazione che la Commissione ha iniziato con i Programmi Interreg ed Euroform condivisi e sostenuti da tutti gli Stati membri. Il prossimo Consiglio Europeo sarà il 19 e 20 Ottobre prossimo, mentre a Dicembre l’Estonia cederà la Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea alla Bulgaria e successivamente all’Austria, ma dovremo aspettare Dicembre 2018 a conclusione del Trio, l’alternarsi in 18 mesi di tre Presidenze semestrali con un programma in continuità, affinchè la dialettica politica e Istituzionale dia certezza al dubbio: Quo vadis Europa?