UN PROGETTO PER L’EUROPA POLITICA

Necessario un “nuovo inizio”

– di Carmelo Cedrone

Dagli anni 50, forse per la prima volta in modo così evidente, l’Europa è invasa  da paure,  stanno rinascendo correnti di pensiero, forze malefiche e “distruttrici” che pensavamo fossero scomparse. E’ saltato il principio di solidarietà su cui si basa il Trattato. Stanno emergendo contrasti, divisioni, egoismi, veti incrociati, ecc, … che hanno bloccato il processo decisionale politico,  a livello di Unione, lasciando soli molti paesi,  impossibilitati ad agire e/o ad affrontare da soli materie molto complesse (crisi economica, sicurezza, immigrati, rifugiati, terrorismo…). Così  i cittadini che si sentono soli e spaventati, di fronte ad una classe politica in crisi,  preoccupata più del suo interesse immediato o a corto raggio, risucchiata dalle paure, incapace di reagire e guardare oltre l’orizzonte, di offrire un futuro, una visione, una prospettiva alla collettività dei loro paesi e  all’insieme dell’UE! Perciò  bisognerebbe  unire le forze creative, non solo quelle economiche, per affrontare meglio la complessità dei problemi che abbiamo di fronte, da anni e che abbiamo sempre rinviato, pensando che sarebbe bastato  mettere in sicurezza “i conti”. Invece si è verificato il contrario. La crisi finanziaria ed economica  ha scoperchiato la pentola ed ha costretto tutti a guardare in faccia una realtà ben diversa. Perciò, mai come oggi, pena l’accelerazione del nostro declino, s’impone a tutti la necessità di ripensare l’idea di Europa, per  ricostruire un consenso intorno ad  una nuova fase del processo di integrazione, al cui centro va posta “ la persona”, non l’economia.

L’Europa, perciò,  ha bisogno di ripartire dai propri ideali, intorno ad un obiettivo grande,  forte ed aggregante, mirato alle persone che devono tornare a sentirsi protagoniste e attrici  di un futuro “comune”. Occorre che le nuove istituzioni mettano la POLITICA al centro del processo decisionale. La politica a servizio della democrazia e dei cittadini, anche attraverso la sperimentazione di nuove forme di coinvolgimento e di partecipazione delle persone, con un parlamento, avente  potere di iniziativa,  che partecipi a pieno titolo al processo decisionale, insieme ad una Camera degli Stati (che sostituisca l’attuale Consiglio).
Perciò c’è bisogno di una nuova “idea”, di un metodo che ci riporti ad un nuovo inizio, un Progetto  per una Nuova Unione, una Unione solidale, che parta da un nucleo di paesi che vogliono condividere la sovranità su altre politiche oltre che su quella monetaria e preveda,  almeno,  4  dimensioni di politiche comuni, a sovranità condivisa :
La “governance” economica (politica  economica, finanziaria-unione bancaria e dei capitali, politica fiscale e di bilancio,livello macro e micro-economico, bilancio comune, debito sovrano condiviso).
La dimensione sociale (coesione,  servizi, mercato del lavoro, strumenti comuni di sostegno alla disoccupazione, diritti e solidarietà: deve diventare una dimensione fondamentale);  politica “interna” (libera circolazione,  sicurezza, servizi, asilo, immigrati,…….).
La politica estera, sicurezza e di difesa.
La dimensione Politico- istituzionale  ( compresi i principi, i valori, la cultura).
partendo dal nucleo dell’Eurozona  e/o dai paesi disponibili. Infatti, con la ridefinizione delle regole sull’euro, l’Unione politica basata sull’Eurozona, rappresenta un passaggio indispensabile se vogliamo che la moneta unica diventi comune e  permetta ai paesi Euro di progredire sul piano della coesione, dell’ integrazione economica, sociale e politico-culturale, sinora sottovalutato e trascurato. Bisogna ridefinire un nuovo patto tra gli Stati e un nuovo rapporto  tra due Unioni: quella del mercato unico, corrispondente più o meno a quella attuale euna Unione politica (nucleo dell’Eurozona), capace di ridefinire e ricostruire un nuovo rapporto tra gli Stati e tra i cittadini.
Per capire lo spirito della proposta,  proviamo a guardare all’Europa attuale. Un’Europa che ha  realizzato obiettivi impensabili 60 anni fa, ma che , al contempo, ha dato vita, man  mano, ad un “soggetto” ibrido ed acefalo, sempre più difficile da seguire e comprendere, anche per i cosiddetti  “esperti” o addetti ai lavori. Si tratta di qualcosa, come lo definisce la stessa Commissione nei suoi  opuscoli comunicativi,  a cavallo tra un organismo internazionale, ad esempio, l’ONU, ed uno Stato vero e proprio,  senza essere né l’uno, né l’altro! Ciò non solo ne rende difficile la comprensione, ma la rende ostica e l’ allontana sempre più dai suoi cittadini, anche a causa di ciò  che non fa, o  non può fare, perché non ha gli strumenti, o fa addirittura in modo sbagliato, com’è avvenuto con la crisi economica.
Una UE praticamente  incapace di dare risposte, se non molto parziali e sempre in grande ritardo, ai problemi  concreti dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, delle imprese e dell’economia nel suo insieme, con un Parlamento paralizzato dai veti incrociati dei governi e della  politica nazionale, incapace di esercitare un  ruolo di rappresentanza democratica, seppur nei  limiti dall’attuale mandato. Siamo di fronte ad un sistema praticamente irriformabile, da cui bisogna uscire per dare avvio ad un nuovo inizio, partendo, come detto, da un nucleo di paesi che vogliono condividere altre politiche oltre alla moneta. Occorre perciò un’opera di chiarificazione, fare luce accendere un faro nel pantano, indicando una nuova via.
Nel frattempo, però, ci sono cose che non possono continuare ad aspettare; infatti servirebbe un cambiamento rapido del paradigma economico attuale dell’Eurozona; sospensione  temporanea del patto di stabilità, cioè della politica di austerità; un Piano per la crescita e l’occupazione (new deal europeo) un sistema europeo per l’indennità di disoccupazione,complementare ai sistemi nazionali, da utilizzare via via che singoli paesi vengano colpiti da crisi occupazionali particolarmente rilevanti una politica ed azioni comuni per immigrati e rifugiati; una politica di sicurezza interna e strumenti di lotta contro il terrorismo; un miglioramento della politica estera, di difesa e sicurezza esterna (i primi  elementi e strumenti di collaborazione).
Ce la farà questa Europa a battere un colpo nell’immediato? Oppure continuerà sulla strada del continuo rinvio? Ci darà un  segno tangibile di voler voltare pagina indicando una prospettiva, un futuro per sé ed i suoi cittadini? Oppure pensa di continuare con la solita retorica mentre  al suo interno ed all’esterno (elezioni USA, …..) tutto sta cambiando?
Dobbiamo arrestare questo declino. Serve l’impegno di tutti. Basta con l’indifferenza e la rassegnazione!