“LA MONTAGNA CHE PIANGE”

LE MARCHE E IL SISMA

– “ La montagna che piange” è il titolo di un importante saggio scritto,  nell’oramai lontano 1960, dall’ amico Giancarlo Castagnari, già sindaco di Fabriano, grande studioso del repubblicanesimo marchigiano e tra i principali collaboratori dello “storico”  Lucifero.

Quel saggio richiamava l’attenzione delle istituzioni sui ritardi economico-sociali ed infrastrutturali  che caratterizzavano, soprattutto a quel tempo, le zone interne e montane della nostra regione.

Questa “ metafora”  linguistica e simbolica, torna oggi, purtroppo,  di grande attualità, con la drammatica  sequenza degli eventi sismici e con la conseguente immane sofferenza che una parte sempre più estesa  della  popolazione marchigiana  è costretta a sopportare. Così è stato e così continua ad essere, oramai da mesi,  per le popolazioni   della Valle del Tronto, della Valnerina, della Valdichienti, per quelle di centri di grande tradizione ed importanza come Visso, Ussita, Arquata, Camerino, Tolentino, San Severino e tanti altri ancora che, per esigenze di spazio, non possiamo elencare.

In particolare l’allontanamento di tanti nostri concittadini dalle proprie radici, dalle proprie abitazioni e dalle proprie attività, ancorché motivato dai problemi prioritari di sicurezza, getta gravi interrogativi sul futuro economico e civile di intere aree. Accanto ai problemi dell’incolumità delle persone, torna, dunque, in primo piano il tema del futuro economico,  sociale e civile  di quel tessuto di grande operosità,  cultura, e bellezza tipico di queste zone della nostra regione ed al quale l’ Italia intera non potrà mai rinunciare.

Il nuovo Lucifero lancia a tutti i nostri concittadini più direttamente coinvolti nei tragici eventi di questi giorni un messaggio di solidarietà e di impegno. Esprimiamo la convinzione che  essi sapranno trovare la forza per rimettersi in piedi e ripartire. Alle istituzioni ed alle forze politiche l’ invito pressante non solo a superare lacerazioni e divisioni ma soprattutto ad  avviare da subito il promesso grande progetto di messa in sicurezza e di valorizzazione dell’  inestimabile patrimonio dei nostri aggregati. Un’ operazione questa che è il presupposto stesso della invocata continuità economica,sociale e culturale delle zone montane; un’operazione costosa e difficile ma oggi più che mai indispensabile e che dovrà finalmente basarsi  sull’uso diffuso, partecipato ed economicamente sostenuto,  delle conoscenze geologiche ed ingegneristiche, delle nuove tecnologie e delle competenze esistenti, anche quelle accumulate sul campo in questi anni e mesi di sofferenza.

Facciamo nostro, infine,  e rilanciamo verso i più giovani,  lo slogan opportunamente coniato dal Prof. Flavio Corradini, Rettore Magnifico dell’ Università di Camerino: “Il futuro non crolla”.