LA POLITICA SOCIALE DELLA REPUBBLICA ROMANA – 1849

Risvolti sociali e civili, oltre che costituzionali, di una fondamentale esperienza – di Marco Capodaglio –

PREMESSA

Il biennio 1848-49 fu per tutta Europa e per l’ Italia un biennio rivoluzionario, anche se, come rileva la storica inglese Lucy Riall citando anche altri storici , quelle rivoluzioni non hanno avuto in genere giudizi positivi dalla storiografia “sono state spesso descritte e valutate con un tono oscillante fra il garbato dileggio ,l’aperto sarcasmo, e l’ostile disprezzo,. I movimenti politici del biennio rivoluzionario vengono considerati troppo poetici e romantici o troppo politicamente improvvisati per essere presi sul serio per essere paragonati ai ben più sostanziali eventi del 1789 e del 1917. Il fallimento delle rivoluzioni …. ha portato a mettere in ombra quelle che furono le conseguenze più a lungo termine che esse produssero nel processo di politicizzazione di quelle popolazioni .” (1)

Continua la Riall, parlando in specifico della rivoluzione che portò alla repubblica romana , e descrivendo l’ ampiezza del dibattito politico che accompagnò quei moti , con un ampia partecipazione popolare , prevalentemente , ma non esclusivamente borghese , con un ampia proliferazione di circoli e giornali . Il dibattito e le simpatie per l’ esperimento romano si diffusero in tutta Italia per la disperazione di reazionari e moderati. Racconta sempre la Riall che nel maggio 1849 Cavour si disse felice di essere isolato nella propria dimora di campagna “qui almeno non sentirò decantare le glorie del Mazzini “. Ma passò anche i confini italiani , dopo la caduta della repubblica romana a Parigi un’ opera teatrale destinata nelle intenzioni ad esaltare la “liberazione “ della Città Eterna da parte delle truppe francesi fu sospesa a causa delle salve di fischi che segnavano l’ingresso in scena dell’ attore che impersonava il comandante francese Oudinot e degli uragani di applausi che salutavano l’ apparizione di chi impersonava Garibaldi , che in teoria sarebbe dovuto essere ridicolizzato. (2)

In realtà le conseguenze di questa rivoluzione furono ancora più ampie , spesso sono stati messi in luce gli echi della discussione e della definitiva approvazione della costituzione della repubblica romana nella prima parte della costituzione italiana del 1946. (3) In questa ricerca vorremmo sottolineare anche un aspetto meno noto , la politica sociale della repubblica romana , di straordinaria modernità per l’ epoca , ma che può dare adito a spunti di riflessione per i giorni nostri.

I PRODROMI LA FUGA DEL PAPA E IL PERIODO PROVVISORIO

Sono note le vicende che portarono alla costituzione delle Repubblica : l’elezione il 16 giugno 1846 di Giovanni Maria Mastai Ferretti al pontificato con il nome di Pio IX ,avvenuta malgrado l’ opposizione dell’ ala più conservatrice della curia e le manovre dell’ Austria, portò grandi speranze nell’ Italia e nell’ Europa liberale . Il nuovo Papa assecondò molte richieste “liberali” della popolazione romana , tra cui l’ istituzione di una guardia civica e allo scoppio dei moti del marzo 1848 concesse lo “Statuto fondamentale pel governo temporale degli Stati di S. Chiesa “ che prevedeva il potere legislativo a due camere una di nomina pontificia e l’ altra eletta a sufragio censitario . Sempre nel marzo autorizzò l’ invio di due corpi militari a fianco dell’ esercito piemontese e degli altri corpi italiani  in guerra con l’ Austria . Ma poco dopo non accettando di trovarsi in guerra con una potenza cattolica ordinò il rientro delle truppe (29 aprile 1848)

La situazione a Roma iniziò a deteriorarsi : i governi nominati ai sensi del nuovo statuto si succedettero l’ uno dopo l’ altro, sinché il Papa il 15 settembre nominò capo del governo Pellegrino Rossi, già ambasciatore di Francia a Roma sotto Luigi d’Orleans e fino a che quest’ ultimo non cadde . Pellegrino Rossi tentò di dialogare con i patrioti romani , ma il 15 novembre fu assassinato mentre si recava in Parlamento. La folla continuò a reclamare un governo democratico, una federazione italiana e la guerra all’ Austria . Il Papa spaventato nominò capo del governo Carlo Emanuele Muzzarelli , prelato gradito agli ambienti liberali e patriottici e il 24 novembre fuggi da Roma per rifugiarsi sotto la protezione delle truppe borboniche a Gaeta .

Il 12 dicembre parlamento romano nomina  una commissione provvisoria di governo con a capo sempre Monsignor Muzzarelli e indice le elezioni    .

Il 29 dicembre è pubblicato il decreto di indizione dell’ assemblea Nazionale “ con pieni poteri…  oggetto della medesima è prendere tutte quelle deliberazioni che riterrà opportune per determinare i modi di di dare un regolare , compiuto e stabile ordinamento alla cosa pubblica ….”

Le elezioni si sarebbero tenute il 21 gennaio , a suffragio universale ( maschile , era implicito) “sono elettori tutti i cittadini dello stato di anni 21 compiti, che vi risiedono da un anno, e non sono privati o sospesi dai loro diritti civici per una disposizione giudiziaria” “sono eleggibili tutti i medesimi se giungono all’ età di  anni 25 compiti

Interessante che avendo esteso l’ elettorato attivo e passivo senza limiti di censo era correlata la previsione di una indennità irrinunciabile “ciascun rappresentante del popolo riceverà un’indennità di scudi 2 per giorno per tutta la durata della sessione . Questa indennità non si potrà rinunciare”. (4)

LA SITUAZIONE NELLO STATO PONTIFICIO E GLI ATTI DELLA COMMISISONE PROVVISORIA

La commissione provvisoria , come dice Fracassi (5) pur non avendo di certo una composizione rivoluzionaria “riusci ad esercitare i suoi poteri con efficacia e spirito riformatore”.,

Lo stato Pontificio, ricorda lo stesso autore , rispetto al resto dell’ Europa aveva condizioni molto arretrate , legislazione e giurisdizione civile e ecclesiastica erano indistricabilmente  confuse, la professione della religione cattolica era un dovere civico e gli ebrei vivevano ristretti nel ghetto sottoposti a legislazione razziale .

Ancora nel 1843 la Santa inquisizione aveva emanato minuziose disposizioni

“nessun israelita dimorante in Ancona e Sinigallia potrà più dare alloggio né mangiare ai cristiani, né ricevere cristiani al proprio servizio , sotto pena di essere puniti a seconda dei pontifici decreti.

Tutti gli israeliti dello Stato dovranno vendere entro il termine di tre mesi i loro beni mobili ed immobili , altrimenti saranno venduti all’incanto.

Nessun israelita potrà dimorare in qualsiasi città senza l’ autorizzazione del governo; in caso di contravvenzione i colpevoli saranno ricondotti nei loro ghetti rispettivi.

Nessun israelita potrà passare la notte fuori dal ghetto.

Nessun Israelita potrà avere amichevoli relazioni coi cristiani

Gli israeliti non potranno fare commercio di ornamenti sacri né di libri di qualunque specie, sotto pena di cento scudi di multa e sette anni di carcere.

Gli israeliti nel seppellire i loro morti non dovranno fare nessuna cerimonia. Non potranno fare uso di lumi sotto pena di confisca....”

Alcune disposizioni , come quella della proibizione di amichevoli relazioni , se non fossero tragiche potrebbero apparire comiche ,verrebbe da chiedersi quale fosse il limite massimo di relazione che non sconfinasse nell’  amichevole   .

Le prescrizioni in parte accantonate  già nel primo periodo del pontificato di Pio IX, decaddero totalmente dopo la fuga di quest’ ultimo , tanto che gli ebrei ebbero diritto di voto attivo e passivo alla costituente (6)

La proprietà terriera era appannaggio dei di nobili ed alti prelati, i cui ruoli erano spesso intercambiabili e delle congregazioni ecclesiastiche , mentre i piccoli e medi proprietari causa il livello di tassazione erano spesso preda di usurai. La  popolazione rurale viveva di bracciantato , mentre quella urbana di Roma di prostituzione (molto diffusa) accattonaggio e beneficenza.

In realtà alla due classi sociali coloritamente descritte dal Belli (A ‘ssu eccellenza, a ssu’ Maestà, a ssu’ Artezza, – fumi, patacche, titoli e sprennori, – a nnoantri artigiani e sservitori – er bastone, l’imbasto e capezza) (7) si stava affiancando  un debole ceto medio cresciuto in maniera più o meno onesta di mercanti usurai, appaltatori , osti, caporali di manodopera, medici, avvocati… che sarà il fulcro delle rivendicazioni di riforme e libertà . Una nuova classe emergente che pur avendo avuto modo di accumalare ricchezza non aveva la possibilità di investimenti utili essendo la grn parte della proprietà immobiliare di nobili e prelati , per di più bloccata dai fidecommessi , e d’altra parte non erano uno sbocco utile  la manifattura e il commercio resi asfittici da regole e tasse (8)

Come ricorda Montanelli nel suo “Garibaldi “all’università le lezioni erano impartite solo in latino, l’economia poltica era una materia bandita, quelle letterarie erano passate al setaccio da una censura che sopportava appena la divina commedia purgata.…” (9)

Le riforme della commissione provvisoria ebbero una tendenza marcatamente liberale, ma non priva di risvolti sociali : il 25 novembre ,all’ indomani della fuga del Papa fu deliberata la costruzione della ferrovia da Roma al confine con il regno di Napoli, ma di più immediata rilevanza fu l’abolizione (2 gennaio 1849) della sostituzione fidecommissaria , sia per atto fra vivi che testamentaria, che rendeva inalienabili interi patrimoni.

Il 9 gennaio fu abolito , in tutto il territorio meno che a Roma il dazio sul macinato , anche se l’ applicazione non fu generalizzata. Il 12 semplificata la procedura per l’ accesso ai giudizi, che era stata un ostacolo per i cittadini più poveri a richiedere giustizia , e il 29 proibito il testamento per via fiduciaria , con cui si demandava ad un terzo la possibilità di testare in propria vece. Da notare che poteva essere provato anche in via orale e di questo approfittavano molti sacerdoti senza scrupoli. Infine  fu abolito l’ arresto per debiti (10) e il 31 gennaio istituiti i consigli comunali ad elezione diretta, l’ abolizione della privativa , cioè il monopolio legale , normalmente concesso ai grandi proprietari terrieri , dei mulini e ridotte le tasse di cancelleria nei giudizi.(11)

Questa della privativa sul pane era, comprensibilmente , una delle richieste  più pressanti dei ceti popolari , un’avvisaglia si era già avuta a Genzano il 12 di gennaio , quando il locale circolo popolare presieduto dal repubblicano Pietro Pagliaioli promosse una petizione popolare per l’ abolizione del monopolio , da sempre appannaggio delle tre famiglie dei maggiori proprietari terrieri del paese. Il 17 la petizione fu accolta.

Facoltà d economia ed agraria furono istituite in molte università ad iniziare da Roma e Bologna (12)

I circoli popolari che nacquero ad opera di quel ceto medio di cui abbiamo parlato , si diffusero ovunque , anzi erano già sorti ai tempi del periodo “del papato liberale”, ma sottoposti a vincoli e restrizioni , proibendo letture o discussioni che riecheggiassero critiche alla religione, al governo o ai governi stranieri . Con il 1849 le restrizioni decaddero nei fatti e i circoli divennero il fulcro dell’azione locale del nuovo stato. (13)

L’ASSEMBLEA E IL PRIMO TRIUNVIRATO

Il 5 febbraio si riuniva la assemblea costituente ,

Presidente Giuseppe Galletti e vicepresidenti Aurelio Saffi e Luigi Masi

Immediatamente iniziò la discussione sul nuovo assetto istituzionale , sono note le discussioni sulla proclamazione della decadenza del potere temporale del papa, sul mantenimento della sua autorità spirituale e sulla proclamazione della repubblica. Ma iniziò già da allora la discussione se e in che maniera affidare al nuovo stato il compito di elevare la situazione delle classi più povere .

Il deputato Bolognese Quirico Filopanti propose un progetto di decreto fondamentale che all’ art 4 così suonava

art 4 Gli sforzi della repubblica romana saranno in modo tutto speciale diretti al miglioramento morale e materiale della condizione di tutte le classi della società.

Si decise di limitare l’ oggetto del decreto fondamentale alla parte istituzionale, ma come vedremo la proposta di Filopanti sarebbe tornata in discussione .

il 9 febbraio veniva proclamata la decadenza del potere temporale del Papa e la Repubblica Romana

Decreto fondamentale della Repubblica Romana

  • 1: Il papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato Romano.
  • 2: Il Pontefice Romano avrà tutte le guarentigie necessarie per l’indipendenza nell’esercizio della sua potestà spirituale.
  • 3: La forma del governo dello Stato Romano sarà la democrazia pura e prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana.
  • 4: La Repubblica Romana avrà col resto d’Italia le relazioni che esige la nazionalità comune. »

Il 16 febbraio la Costituente elegge un Comitato Esecutivo. Ne fanno parte Carlo Armellini, avvocato romano 72 anni. Aurelio Saliceti nato a Teramo ha 44 anni, professore di diritto, è stato iscritto alla Carboneria e Mattia Montecchi nato a Roma, ha circa 30 anni, ex-carbonaro, è diventato un mazziniano.

Viene nominato anche un governo responsabile verso l’ assemblea presieduto da don Carlo Muzzarelli , prelato di idee liberali già a capo della commissione provvisoria

Lo stesso giorno  il Bolognese Carlo Rusconi, ministro degli esteri  leggeva all’assemblea il discorso di investitura della nuova amministrazione con i punti programmatici. , in primo luogo nel rispetto della religione era necessaria “l’estirpazione … di ogni reliqua del clericale sistema “, la istruzione sarebbe stata “svincolata dalle clericali influenze”, sarebbero stati riscritti i codici superando la “farragine della giurisprudenza”, “la libertà dei culti, il rispetto delle opinioni, la tolleranza… saran da noi poste in cima di ogni studio nostro e ,a tutelar le persone e gli averi , anche in chi non sente in cose politiche come noi, volgeremo ogni cura”

E infine definiva una visione estremamente moderna del programma economico sociale

“La libertà che non migliora e solleva le classi numerose è libertà bastarda . Bisogna…correggere e riformare chi si impingua dello stato , chi ne spolpa le viscere, immemore o incurevole del sozzo egoismo di cui si fa consapevole … la beneficienza si convertirà così in dovere e la carità in istituzioni.”(14)

Mazzini non era ancora presente (la sua cittadinanza era stata  approvata lo stesso  12 febbraio e arriverà a Roma  solo il 5 marzo  ) Ma questo tema della libertà che non può essere solo formale è una costante del pensiero Mazziniano tanto che lo troveremo come punto fondamentale ne “i doveri dell’ uomo”

Ma che mai importavano i diritti riconosciuti a chi non aveva mezzo d’esercitarli? che importava la libertà d’insegnamento a chi non aveva né tempo, né mezzi per profittarne? che importava la libertà di commercio a chi non aveva cosa alcuna da porre in commercio, né capitali, né credito? La società si componeva, in tutti i paesi dove quei principi fondamentali furono proclamati, d’un piccolo numero d’individui possessori del terreno, del credito, dei capitali; e di vaste moltitudini d’uomini non aventi che le proprie braccia, forzati a darle, come arnesi di lavoro, a quei primi e a qualunque patto, per vivere : forzati a spendere in fatiche materiali e monotone l’intera giornata : cos’era per essi, costretti a combattere colla fame, la libertà, se non un’illusione, una amara ironia?(15)

Proclamazione della repubblica e governo con un programma avanzato provocare le prime differenziazioni in Assemblea , chi aveva votato contro la repubblica ( Mamiani, De Rossi e Tranquilli) si dimisero , mentre un gruppetto si strinse intorno a Audinot formando la destra dell’ assemblea per moderarne gli eccessi rivoluzionari (16)

Il giorno dopo , il 17, si presentò l’ occasione per dare concretezza a quegli impegni : da tempo la crisi di moneta circolante costringeva ad utilizzare come mezzo di pagamento i buoni del tesoro. Ma specialmente il sabato quando i lavoratori giornalieri ricevevano il salario era quasi impossibile cambiare i buoni in moneta minute per le spese di sostentamento e comunque i cambiavalute , privati, esigevano commissioni esose, fino al 22% . Il governo provvisorio istituì cambiavalute pubblici in tre quartieri popolari che cambiavano piccole somme senza nessuna commissione .(17)

Il 28 febbraio fu promulgato un decreto che oggi chiameremmo epocale :

“E’ abolito per sempre il Tribunale del s. Offizio . Una colonna sarà eretta in Roma sulla piazza che sta innanzi all’ antica casa di quel tribunale , per eternare ai posteri la memoria di quest’atto solenne”.

In contemporanea con l’ abolizione del santo uffizi veniva abolita la giurisdizione dei vescovi sulle università e ogni altra scuola , fatta eccezione naturalmente, dei seminari .

Furono liberati i prigionieri  tra cui , come da una testimonianza dell’ epoca riportata da Fracassi “… alcune disgraziate donne di infima classe inebetite dal lungo soggiorno che vennero poste in libertà, due suore rinchiuse sotto l’ accusa di essersi innamorate … un povero livornese venne liberato da una stretta spelonca , posta fra due ripide scale dove era stto per 18 anni dietro l’ accusa di aver bestemmiato, e da un’ altra grotta, così nascosta che non si potè trovarla senza una guida venne fuori l’ ombra di un uomo che diceva di essere il vescovo di Egitto e che leone XII aveva condannato al carcere a vita. La lunga detenzione… gli aveva fatto perdere completamente lì’ uso degli arti.

Le guardie civiche a fatica evitarono la distruzione dell’ edificio, anche per salvaguardare l’enorme archivio dei documenti sui giudizi gli interrogatori e i sequestri , tra cui quelli di personaggi come Galileo e Campanella.

Ovviamente i giornali papisti come il Costituzionale condannarono l’ episodio riportando di miracoli ed apparizioni che testimoniavano la collera divina (18)

Le finanze dello stato comunque , versavano in cattive condizioni e il governo repubblicano ricorse con decreto a chi aveva più possibilità di contribuire

il 21 febbraio l’ assemblea dopo un ampio dibattito approvava unanimemente un decreto “Tutti i beni ecclesiastici sono dichiarati proprietà della Repubblica . La Repubblica Romana doterà convenientemente i ministri del culto “. Erano ricompresi beni mobili e immobili, oro , monete, palazzi e l’enorme proprietà terriera; si formava così un vasto patrimonio pubblico a garanzia del debito

Il 2 di marzo , fu emanato un decreto per istituire un prestito forzoso “sulle famiglie di più elevate fortune, sui maggiori capitalisti e commercianti , sulle società commerciali ed industriali … sui corpi morali di qualsivoglia specie

si evitò così di azzerare il debito pubblico , anche per non allarmare i creditori stranieri.

Il prestito aveva caratteristiche di progressività ed erano esentate le famiglie a basso reddito. Ci si basava su una auto dichiarazione , ma commissioni locali vigilavano.(19 )

In parallelo a provvedimenti economico sociali continuava lo smantellamento dell’ apparato repressivo e le norme di privilegio.

Veniva abolita formalmente  la censura preventiva , sia per i giornali politici sia le pubblicazioni che potevano essere accusate di oscenità. Giornali di opposizione papista come il “Costituzionale” venivano regolarmente pubblicati, come quelli che accusavano il governo di moderatismo (Pallade e Don Pirlone)

Venivano istituiti gli uffici di stato civile ( e quindi tolto il monoplio delle parrocchie sull’ anagrafe) , istituito il matrimonio civile, la maggiore età a 21 anni e con il suo raggiungimento o con il matrimonio cessava la patria potestà su figli e figlie . Cessava l’esclusione delle donne e dei loro discendenti dalla successione.(20)

IL NUOVO TRIUNVIRATO E L’EPILOGO

La ripresa della guerra fra Piemonte e Austria aveva acceso le speranze di cancellare gran parte delle minacce militari contro la repubblica e della ripresa del processo unitario ma il 29 marzo l’Assemblea Costituente venne a conoscenza della sconfitta di Novara di sei giorni prima.

Data la gravità della situazione fu sciolto il Comitato Esecutivo ed eletto un triumvirato costituito da Giuseppe Mazzini (132 voti), Aurelio Saffi (125 voti) e Carlo Armellini (93 voti).

Il Nuovo triunvirato presentava il proprio programma il 5 aprile , con una serie di punti che potremmo chiamare di buona amministrazione , che tutt’ oggi rappresentano un traguardo per il governo della cosa pubblica

“Economia negli impieghi; moralità nella scelta degli impiegati; capacità, accertato dovunque si può per concorso, messa a capo di ogni ufficio, nella sfera amministrativa. Ordine e severità di censura nella sfera finanziaria; limitazione di spese, guerra a ogni prodigalità, attribuzione d’ogni denaro del paese, esigenza inviolabile d’ogni sacrificio ovunque le necessità del paese lo impongano.

Tendenza continua al miglioramento materiale dei meno abbienti, freno a qualunque egoismo colpevole di monopolio… Poche e caute leggi ; ma vigilanza decisa nell’ esecuzione” (21)

Le promesse contro “l’egoismo del monopolio” trovarono attuazione appena 9 giorni dopo , con l’ abolizione del monopolio del sale e la riduzione del dazio. Grande fu il sollievo economico per la popolazione

Il sale veniva estratto tradizionalmente dallo stato , ma la commercializzazione era data in appalto monopolistico a grandi famiglie come i Torlonia. (22)

Il 15 aprile il governo affrontò il tema della destinazione dell’ immenso patrimonio terriero già della Chiesa e nazionalizzato con il decreto approvato dall’ assemblea il 21 febbraio, e lo fece nella maniera più “rivoluzionaria”: la ripartizione “ in tante porzioni succenti a alla coltivazione di una o più famiglie del popolo sfornite di altri mezzi , che le riceveranno in enfiteusi, libera e perpetua

Il provvedimento aveva il fine “di migliorare il suolo e gli uomini , con la emancipazione dell’ uno e degli altri

Un successivo atto regolamentò i criteri di ripartizione per famiglia

Fu una delle riforme agrarie più avanzate d’ Europa , che ovviamente suscitò le ire dei moderati e liberali che con il loro giornale “la Speranza d’ Europa” espresse la solita equiparazione fra provvedimenti redistributivi del reddito e liberalità , negando il compito delle istituzioni di impiegare risorse per l’ elevazione sociale ed economica dei ceti più sfortunati e agitando lo spauracchio del comunismo , come si vede nihil sub sole novi  “La liberalità è una bella virtù né i privati , ma non è l’ ufficio del governo esercitarla… Che si ponga ben mente, ciò senza accorgersene né volerlo , potrebbe dar pretesto all’ irruzione del socialismo e del comunismo fra noi” (23)

Seguirono settimane molte intense caratterizzate dallo sbarco delle truppe Francesi, i primi scontri e l’ inizio dell’assedio.

Ma il governo , sia pure afflitto anche da una grave crisi finanziaria non smise di preoccuparsi di dar concretezza al programma economico e sociale

Il 30 aprile fu destinato un grande edificio ( San Bernardo delle Terme) a casa di condanna e riabilitazione , con questa motivazione “le case di condanna sono state fino ad ora ignominiosa palestra di vizi , ove senza nessun riguardo alla qualità del cittadino e all’entità poltica del malfatto , tutti alla rinfusa erano posti a convivenza i servi della pena… mentre allora soltanto la società infligge con diritto le pene , quando al pubblico esempio unisce la correzione del reo

Ricordiamo che con la costituzione che era in discussione in quei gironi si abolì la pena di morte

Il giorno successivo, furono destinati vari altri edifici pubblici ad abitazione per le famiglie bisognose e senza tetto .

Ancora fu abolita la manoregia , ovvero la possibilità che veniva concessa ad alcuni creditori di procedere privatamente contro i propri debitori (il decreto definiva la pratica “barbaro avanzo del sistema feudale” ), mentre il palazzo di Montaldo in Frascati , luogo di villeggiatura dei Gesuiti veniva trasformato in manicomio in modo da trasferire lì gli internati nel reclusorio del santo Spirito dove venivano trattati come “malfattori” e poter così “provvedere al salutare e comodo collocamento di quegli infelici

L’ assedio francese si faceva sempre più soverchiante finché iniziarono a cedere le ultime difese.

L’ Assemblea costituente continuava i suoi lavori , per lasciare alla storia la costituzione di come sarebbe potuto essere il primo stato democratico dell’ Italia .

Gli otto  principi fondamentali della repubblica delinearono le caratteristiche di quella democrazia sognata.

Il terzo principio doveva sancire l’ impegno della repubblica verso i ceti più poveri

Originariamente il principio aveva questo testo “la repubblica cura l’educazione di tutti i cittadini a fine di migliorare la propria condizione con l’ industria , colla fatica e con l’ ingegno”. I costituenti puù attenti alla necessità di un impegno statale per un effettiva uguaglianza senza affidare tutto  alla capacità individuale trovarano nell’ emendamento Filopanti una efficace sintesi , specificando fra i compiti della Repubblica “curare il miglioramento della condizioni morali e materiali di tutti i cittadini”  “per assicurare la sussistenza dei cittadini necessitosi”.

Gli emendamenti scatenarono l’opposizione dei moderati e liberali , che tornarono ad agitare lo spettro del comunismo . Livio Mariani “vogliamo noi il socialismo e il comunismo … Io credo che no. Noi non abbiamo questa piaga e dobbiamo guardarci dal procurarla … indirettamente con questo articolo si fome3nterebbero l’inerzia e l’ immoralità , se all’ uomo non amante della fatica o di cuore depravato si stabilisse la certezza di essere mantenuto a spese dello stato

Filopanti spiegò che dal suo emendamento non derivava l’ obbligo di mantenimento di ogni cittadina , ma il compito dello stato di tener conto dei bisogni del popolo.

Finchè Audinot un moderato bolognese che man mano aveva spostato le sue posizioni suun ruolo di maggior compromesso propose il testo finale

“La Repubblica colle leggi e con le istituzioni promuove il miglioramento della condizioni morali e  materiali di tutti i cittadini” che fu approvato. (24)

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Lucy Riall “Garibaldi , l’invenzione di un eroe” la Terza

Stefano Tomassini “Storia avventurosa della repubblica Romana” il saggiatore

Claudio Fracassi “la meravigliosa storia della repubblica dei briganti” Mursia

Domenico Demarco Una rivoluzione sociale ESI 1992

Montanelli Nozza Garibaldi Rizzoli 1972

 

(1) Riall pag 77

(2) Riall 78 – 85

(3) Sull’ influenza del repubblicanesimo e dell’ esperienza del 1849 nella costituzione italiana cfr M. Viroli “Repubblicanesimo e costituzione della repubblica” in AAVV “almanacco della Repubblica “ Bruno Mondadori 2003 pagg 256 262

(4) Tomassini pag 188

(5) Fracassi  pag 144

(6) Fracassi 263 264

(7)Fracassi 148

(8) Demarco pag 12

(9) Montanelli  pag 200

(10) Fracassi 144

(11) Fracassi 112 113

(12 ) Demarco 27

(13) Fracassi 114

(14) Fracassi 199

(15) I doveri dell’ uomo cap I pag 5

(16) Demarco 110

(17)Fracassi 200

(18)Fracassi  212 – 214

(19)Fracassi 214 216

(20)Fracassi 218

(21) Fracassi 258

(22) Fracassi 266- 267

(23) Fracassi  270 271

(24) Fracassi 428