INNOVAZIONE: ANTIDOTO AL DECLINO INDUSTRIALE

Imprese innovatrici –  di  Iperide Ippoliti

– Abbiamo partecipato –  invitati  ed attenti uditori – all’ appuntamento  annuale che Confindustria, insieme alla Fondazione Giuseppina Mai ed all’ Associazione Premio Qualità Italia, ha dedicato  al “ Premio Imprese per Innovazione”, giunto alla sua 8° edizione (27 maggio 2017).

Quello della Innovazione è, per così dire, un nostro “pallino”. Non certo perché affascinati da “manie nuoviste” (di cui sono piene l’ Italia e la “vuota” politica nazionale)  ma perché è nostra  convinzione che per l’ Innovazione  passa la  vera trasformazione del Paese; soprattutto su di essa si giocano  il futuro industriale dell’ Italia e la capacità di un tessuto produttivo rinnovato di assorbire, e non regalare ai nostri “competitors”, le giovani e migliori  risorse umane, formate dalla  Scuola e dalle Università.

La speranza di scoprire novità e di poter raccogliere finalmente elementi di giudizio concreti sul percorso di ammodernamento – ahinoi purtroppo ancora lento – del sistema industriale e dei servizi di un’ Italia ancora fanalino di coda dell’ Europa nella crescita  non è andata questa volta delusa.

Abbiamo, infatti,  potuto partecipare ad una iniziativa davvero interessante quanto sobria e significativa.

Ciò in un’area di modernità e di avanzata tecnologia che, pur rappresentando un segmento ancora limitato del sistema produttivo nazionale, ci aiuta però a comprendere la qualità nuova dei processi, le cose fatte, quelle ancora da fare.

Dunque non tanto una “celebrazione”  quanto piuttosto un’ occasione importante di riflessione e di ragionamento che ci ha permesso di cogliere che il sistema delle imprese inizia finalmente ad essere sempre più consapevole delle responsabilità che su di esso gravano e della necessità di utilizzare al meglio il sostegno pubblico che ad esso giunge, in una fase nella quale solo un grande sforzo di rinnovamento, in primis culturale, formativo e tecnologico, potrà evitare all’  Italia un declino altrimenti irreversibile.

Da almeno da quattro o cinque anni a questa parte si è fortemente intensificato – in termini di strategia e soprattutto di trasferimento diretto di risorse  – il sostegno dei Governi  alle trasformazioni dell’ apparato produttivo.

E’ stata messa a disposizione del mondo industriale, infatti,  una gamma di incentivi ed interventi variegata, diversificata, mirata e soprattutto tesa a superare, con logiche di automatismo fiscale,   di semplificazione dei meccanismi selettivi  quelli che erano stati da sempre giudicati gli ostacoli  di un sistema normativo e burocratico effettivamente frenante e ritardante.

Al riguardo si pensi  al sistema dei crediti automatici di imposta (anche per nuova e qualificata occupazione di ricercatori e laureati nelle imprese), alla semplificazione degli strumenti a selezione, allo sviluppo di quelli negoziali (contratti di sviluppo), al maggiore coinvolgimento del sistema finanziario, al sostegno che è venuto e continua a venire viene dai Fondi Strutturali (Pon Ricerca e PON Competitività) e dalle strategie europee di Ricerca ed Innovazione (Horizon 2020).

E si rifletta, ancora, sull’importanza fondamentale della strategia di “Industria 4.0” che, tronca con esperienze e meccanismi tradizionali,  sceglie il digitale come infrastruttura cardine del rinnovamento, il super-ammortamento e l’iper-ammortamento come strumenti incentivanti degli investimenti innovativi.

Lo spaccato delle industrie premiate – a valle di un processo di valutazione che ha coinvolto circa 1700 imprese impegnate più delle altre nei processi di cambiamento  e coinvolte nel cosiddetto “imbuto valutativo”  che alla fine ha condotto alla scelta di poco più di 20 soggetti  per il meritato riconoscimento – mette in evidenza questa volta anziché i classici ritardi i primi importanti risultati in termini di qualità.

I protagonisti della iniziativa  non hanno mancato di sottolineare il ruolo decisivo di interventi come quelli voluti dal Ministro Calenda, ovvero la già citata “Industria 4.0”, sulla quale anche noi da tempo, pur non sottovalutando alcune implicazioni soprattutto occupazionali (“aumentano i robot calano gli occupati”), stiamo cercando di stimolare una più attenta maturazione e riflessione a cominciare dal versante della necessità di formare le nuove competenze digitali e di potenziare ulteriormente le infrastrutture digitali (banda larga).

La manifestazione non ha insistito sulle già diffuse innovazioni di tipo semplicemente “incrementale” quanto puntato su realtà aziendali, di diversa dimensione e appartenenza merceologica, che hanno saputo fare della innovazione una scelta integrale e culturale di fondo. Aziende importanti del terziario avanzato e quaternario, realtà fortemente impegnate in particolare nella consulenza in tutti i settori più innovativi, aziende manifatturiere operanti in aree anch’esse  di tipo avanzato (biomedicale, energia, ambiente, etc).

Sono stati rimarcati la centralità della risorsa umana, il ruolo cardine della finanza innovativa (molto forte l’ impegno del Gruppo Banca Intesa S. Paolo nel sostegno alle start-up innovative anche attraverso un apposito portale in particolare in aree geografiche come Lombardia, Emilia Romagna e Lazio), della già citata “Industria 4.0”.

Accanto alle venature evidenti di sano ottimismo non sono mancate significative riflessioni sulle permanenti criticità di sistema, a cominciare dalla scarsa produzione brevettuale dell’ Italia (71 brevetti ogni milione di abitanti contro i 260 della Germania, i 138 della Francia, i 112 della media UE) e dall’ancora insufficiente spesa nazionale per R&S (l’ 1,36% del PIL  contro il 2,88% della Germania, il 2,04 della Francia).

Le criticità riguardano lo stesso mondo delle imprese: un sistema di finanziamento giustamente  definito ancora “ad impulso”  (cioè con picchi massimi di flussi finanziari cui corrispondono fasi di assoluta assenza di sostegno pubblico); l’ancora scarsa propensione al “risk management”; la necessità di perfezionare l’impegno e gli strumenti di valutazione ed autovalutazione ovvero di misurazione permanente degli effetti dei processi innovativi sulle performances di impresa; la integrazione nell’impresa di tutte le aree fino a quelle di supporto: la necessità di un maggiore coinvolgimento delle risorse umane ; il tema della spinta ulteriore all’ aggregazione tra imprese; la gestione dei processi (project management).

In definitiva un messaggio molto chiaro, e per noi convincente, arriva anche da questa importante iniziativa e su di esso i principali soggetti pubblici e privati dovranno riflettere: solo chi innova supera la crisi, chi non lo fa rimane al palo ed è destinato a scomparire anche perché il sostegno pubblico non potrà più   rafforzare la difesa del vecchio. L’ Innovazione è il presente e soprattutto il futuro del Paese.                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

Il nostro auspicio è che questo sforzo di modernizzazione complessiva  si rafforzi e si diffonda in tutti i territori (a cominciare da quelli ancora arretrati) facendo soprattutto leva su una vera e positiva sinergia tra mondo delle imprese ed istituzioni scientifiche pubbliche.