LA COOPERAZIONE

UN’IMPRESA CHE VA DIFESA E RIVALORIZZATA: SOLIDARIETA’ E MUTUALITA’ LEVE DELLO SVILUPPO di  Rosario Altieri *

– Sono consapevole di correre il rischio di apparire troppo di parte nel trattare di Cooperazione in questo articolo che segna la ripresa delle pubblicazioni di “Lucifero”.

Questa testata vanta una tradizione laica di assoluto prestigio e si è sempre distinta per la coerenza delle sue posizioni e per la imparzialità con la quale ha affrontato gli argomenti trattati anche quando ha ritenuto di dover censurare comportamenti e valutazioni di rappresentanti della propria dottrina politica.

Tratterò, in questo mio articolo, come detto, della Cooperazione, di quanto Essa rappresenta dal punto di vista dell’economia, ma anche e soprattutto per quanto riguarda gli aspetti che attengono alla democrazia economica, all’inclusione ed al perseguimento del “bene comune”.

Lo faccio da presidente di AGCI (Associazione Generale delle Cooperative Italiane) e dell’Alleanza delle Cooperative Italiane che riunisce, oltre a quest’ultima, Confcooperative e Legacoop, ma anche come mazziniano.

La prima Cooperativa storicamente riconosciuta è quella costituita dai cosiddetti “Probi Pionieri di Rochdale” in Inghilterra, cooperativa che aveva quale oggetto l’acquisto collettivo dei beni di consumo realizzando, in tal modo, un risparmio considerevole per ogni socio: si trattava di una “pura” cooperativa di consumo.

Sono, però, pervenute tracce dell’esistenza di una forma di cooperativa in epoca precedente (qualche decina di anni), la cui allocazione va ricercata in Grecia, più puntualmente in un villaggio dell’attuale Calcidia.

A suffragio di tale preesistente forma di cooperazione, mi sono state recapitate copie di alcuni documenti che vengono conservati nell’archivio di una Associazione nata, appunto, per tramandare la conoscenza di questa realtà pionieristica.

Si tratta, in questo caso, di un intero villaggio dedito alla coltivazione di cotone: in esso, a ciascuno veniva affidato un compito preciso come la coltivazione, la raccolta, la lavorazione, la coloritura e la commercializzazione. Per ognuna di queste attività, erano previsti dei compensi e le risorse residue, dopo aver soddisfatto i bisogni di ciascuno, in ragione dell’apporto garantito e delle necessità dei singoli, venivano utilizzate per la realizzazione delle opere comuni e dei servizi alla collettività. Esattamente la missione di una impresa cooperativa, nella quale il fine ultimo è quello di assicurare ad ognuno una congrua remunerazione per il lavoro svolto ed una azione di solidarietà rispetto alle esigenze che dovessero insorgere.

Le imprese cooperative contribuiscono al PIL nazionale per circa il 10% tra quanto prodotto direttamente e quanto generato da imprese non cooperative ma partecipate dalle prime.

È questa la Cooperazione ma, a prescindere da ciò, la Cooperazione è quanto detto poc’anzi e sono questi i principi ai quali Essa si deve informare!

Sono principi propri del mazzinianesimo, sono quei principi di giustizia sociale, di solidarieta e di eguaglianza per i quali Giuseppe Mazzini ha combattuto nel corso di tutta la Sua vita.

Basti ricordare il capitolo de “I Doveri dell’Uomo” in cui esprime, con una chiarezza assoluta, le Sue idee rispetto ad una economia che si sviluppi attraverso la capacità di produrre ricchezza in uno con una distribuzione equa, nel rispetto dell’apporto e dei bisogni di ciascuno.

Mazzini scriveva: “Foste schiavi un tempo; poi servi; poi assalariati; sarete fra non molto, purché il vogliate, liberi produttori e fratelli nell’associazione” e, in sintesi, esprimeva questo concetto di democrazia economica con il motto: “Capitale e Lavoro nelle stesse mani”.

Cosa è, infatti, una cooperativa se non un’impresa nella quale il lavoratore è imprenditore di se stesso e nella quale la ricchezza prodotta viene in parte distribuita ai soci, con assoluta equità, ed in parte maggiore impegnata in investimenti nell’impresa stessa?

Sarebbe ora che tutti nutrissero per questa particolare e meritoria forma di impresa un rispetto ed una considerazione diversi da quelli che, con sempre maggiore frequenza, si apprezzano nei commenti di quanti sembrano presi dal sacro fuoco della denigrazione ad ogni costo.

Non intendo nascondere i troppi episodi di un utilizzo improprio e illecito dello strumento dell’impresa cooperativa; non intendo nascondere i troppi esempi di mistificazione che si sono registrati con sempre maggiore frequenza negli ultimi anni. Tutto ciò sarebbe miope e non renderebbe alcun beneficio alla vera Cooperazione.

Quello che intendo affermare è che, nei casi oggetto delle attenzioni della cronaca, vi sono responsabilità personali o di cricca di chi ha abusato di uno strumento per realizzare, anche attraverso operazioni penalmente rilevanti, profitti illeciti. Tutto ciò non è Cooperazione, è soltanto delinquenza comune che si serve dello strumento cooperativo per lucrare malavitosamemte.

La Cooperazione vera, quella nella quale il socio-lavoratore contribuisce con la sua opera e con la sua responsabilità alla vita dell’impresa, è formata da milioni di donne e di uomini che hanno scelto di mettere insieme le proprie competenze, la propria professionalità, il proprio impegno, i propri sacrifici per raggiungere traguardi più apprezzabili per se stessi e per l’intera collettività.

È criminoso fare di ogni erba un fascio ed accostare alla cooperazione criminali che sono tali a prescindere dalla forma di impresa che adoperano e dal settore nel quale operano.

Essi si annidano tra le imprese a prescindere dalla loro forma giuridica, nell’apparato pubblico, tra i politici, tra i professionisti, tra la gente comune e rappresentano quella patologia che risulta difficile combattere, quel cancro che risulta arduo estirpare.

Il mio ragionamento non vuole assolvere pratiche e responsabilità men che irreprensibili piuttosto esso mira ad esigere che  la Cooperazione, quella vera, vada  difesa e salvaguardata soprattutto combattendo, senza se e senza ma, ogni abuso, ogni crimine perpetrato in suo nome, ogni comportamento anche solo tollerante nei confronti di azioni illecite.

È questo l’impegno che devono assumere quanti la rappresentano e la promuovono; occorre smascherare e colpire duramente tutti i casi di malaffare, a cominciare da quelli che dovessero risiedere fra gli aderenti a qualunque associazione.

Questo noi facciamo, questo fa l’AGCI e, sono certo, le altre associazioni che con essa hanno dato vita all’Alleanza delle Cooperative Italiane: lottare contro pratiche illecite, smascherare e colpire ogni forma di dumping contrattuale, ogni sfruttamento della persona.

Per questo auspichiamo una maggiore vigilanza da parte dei vertici della Pubblica Amministrazione nei confronti delle mele marce che vi si annidano, da parte della politica nei confronti dei tanti che indulgono in comportamenti disonesti, da parte dei vertici delle Istituzioni per evitare ogni forma di concussione che, se non giustifica chi è disposto a pagare per aggiudicarsi gli appalti attraverso queste pratiche, rappresenta un elemento distorsivo della legalità.

Noi facciamo la nostra parte, chiediamo a tutti di fare la propria.

* Presidente Associazione Generale Cooperative Italiane