Del nazionalismo

Sarà che nella mia ormai lunga vita mi sono sempre ritenuto un inguaribile nazionalista, anche se, in politica, il termine sia sempre stato quasi sempre adottato, nel tempo, da dittatori, sia di destra che di sinistra (Il nostro Mussolini, Hitler, Mao Tse-Tung, Ho Chi Min,  Pinochet, etc.) Lo stesso Stalin, dopo la poderosa avanzata tedesca arenatasi alla periferia di Mosca, dovette fare appello al nazionalismo russo per frenarla, inventandosi la famosa “guerra patriottica”. Tralascio tutto il resto che do per scontato, ma soprattutto, i giovani  dovrebbero conoscere come è nata la LORO Repubblica, il contenuto della SUA Costituzione, il significato del LORO voto elettorale. Tutto ciò premesso rilevo e faccio rilevare che  il significato di nazionalista, appunto – si fa per dire – che da oggi ha più che mai assunto un carattere di estrema ambiguità, l’ho interamente eliminato dal mio vocabolario. In compenso il Matteo Salvini, milanese doc, al pari di Silvio Berlusconi – e questo profondamente mi addolora essendo anch’io di Milano – se ne è furbescamente impadronito modificandone addirittura il significato originario russo di populismo, ovvero di movimento politico-culturale nato alla fine del XIX, (sic !) con il concreto rischio per l’Italia, la mia Patria, di divenire un dittatore sotto mentite spoglie, ovvero alla Putin, piuttosto che alla Orban. I recenti episodi di queste ultime settimane, a partire dal caso Russiagate sino ad arrivare al più bieco antisemitismo di questi giorni, ne sono la palese dimostrazione. Se poi, a tutto questo si aggiunge la recente pesante sconfitta subita in Umbria dal PD e la quasi scomparsa dei 5stelle, l’avvenire per il Paese diventa sempre più fosco, né ci si potrà aspettare un positivo esito del caso ArcelorMittal Italia non solo di Taranto, ma anche di Genova, nel quale il cinismo straniero si è ancora una volta palesemente dimostrato nell’interno della logica del profitto ad ogni costo, contro un Governo, anzi, un Paese, in grave difficoltà anche se sembra non rendersene conto.