ERMELLI RICORDA IL PRESIDENTE SPADOLINI (Ancona 29 novembre 1997)

“Giovanni Spadolini e il movimento repubblicano marchigiano”

–  Il legame ed il riferimento di Enrico Ermelli alla figura di Giovanni Spadolini sono stati, notoriamente, molto forti. Abbiamo voluto, a questo proposito, presentare ai nostri lettori ed agli amici repubblicani uno stralcio dell’intervento dell’ on.le Ermelli Cupelli, ricavato dagli Atti della giornata di studi in ricordo di Giovanni Spadolini nel quale, ad Ancona il 29 novembre 1997, Enrico sottolineava i principali motivi e momenti del rapporto intenso del grande statista e uomo di cultura con le Marche e con la tradizione repubblicana della nostra regione.
Perché un toscano ed un fiorentino puro sangue come Giovanni Spadolini ebbe un costante e particolare rapporto con le Marche, con le
nostre realtà regionali e locali, con il movimento repubblicano marchigiano? E attraverso quali percorsi, quali itinerari questo rapporto si è alimentato e consolidato nel tempo, fino a divenire sempre più frequente ed intenso?……… Giovanni Spadolini aveva ascendenze marchigiane.
Il nonno Luigi era di Treia. Ascendenze non formali, ma vissute e rivissute in modo intenso fin dalla fanciullezza…….Il nonno, costruttore della villa (ndr Pian dei Giullari), animatore di tutto indulgeva, nei primi giorni della villeggiatura a ricordare sempre i boschi della sua terra, le Marche…..Restiamo a Pian dei Giullari. I soffitti della villa, affrescati dal padre Guido, valente pittore, riproducevano ambienti marchigiani. In particolare le torri e le mura di una serie di borghi tra cui, naturalmente, Treia. 
Ma forse il rapporto di parentela e di derivazione non è sufficiente di per sé ad esaurire il tema che ci siamo proposti. Spadolini si sentiva un po’ marchigiano. E’ una verità che egli confessava spesso, e decisamente volentieri….. Nella sua indole serena , di studioso maturo, abituato a scavare nei fatti con passione e coinvolgimento, ma anche il distacco indispensabile a maturare un giudizio ed una valutazione equilibrati, era sorta come naturale un sintesi tra quella che definiva “l’asprezza partigiana dei toscani” e “la dolcezza e tolleranza dei marchigiani”…. Giovanni Conti in quegli “Almanacchi Repubblicani”… realizzò una serie di monografie regionali. Tra queste ce n’era anche una dedicata alle Marche, che venivano definite “Una regione equilibrata”…. Erano ancora a far premio, nel passato povero di una realtà agricola spesso ingrata – pensiamo alle zone di montagna e di collina così diffuse attorno a noi – e nel presente della promozione e della trasformazione – quelle doti di equilibrio su cui tanto Giovanni Spadolini si soffermava e che tanto mostrava di apprezzare. Il legame con le Marche si intensificò e si fece sempre più stretto nei 14 anni in cui egli diresse “Il Resto del Carlino” il giornale più diffuso nelle Marche….
Il 1° marzo 1980 egli incontrò per la prima volta i quadri regionali del partito. Il giorno dopo ricordò Claudio Salmoni nel decennale della sua prematura scomparsa. E colse l’occasione per lanciare il messaggio fondamentale che avrebbe contraddistinto la sua segreteria. “Per il risanamento morale, istituzionale ed economico della Repubblica”, che un anno dopo assunse un tono e notazioni di grande spessore nella relazione congressuale dal titolo più che significativo: “Emergenza senza solidarietà”…. Nell’ 82, già Presidente del Consiglio, tornano le Marche con la presentazione del volume sul “Lucifero”, realizzato dall’ Istituto per la storia del movimento democratico e repubblicano delle Marche.
In quell’occasione egli riflettè….sulla sfida istituzionale di cui si era reso protagonista, rivendicando tutte le prerogative costituzionali del governo, ma nel contesto del sistema dei partiti, nell’accordo con i partiti ed attraverso i partiti……
Successivamente Spadolini inaugurò i giardini di Mercatello sul Metauro, dedicati a Ferruccio Parri, perché qui erano le origini della famiglia Parri. Il marchigiano Fedele, padre di “Maurizio”, era stato segretario di Alberto Mario e “minutante” di Giosuè Carducci…..Prima ancora era stato a Corridonia per rivendicare, nel nome di Filippo Corridoni, le ragioni ed i valori dell’interventismo democratico nella prima guerra mondiale. Trovò anche il modo di collegarsi a Monte San Pietrangeli, oggi importante centro calzaturiero, nel nome di don Romolo Murri, fondatore della prima Democrazia Cristiana e successivamente parlamentare radicale.
Era questo, ancora in un panorama marchigiano, il terreno tipico del pensiero e dell’azione di Spadolini,  così attento al rapporto tra laici e cattolici democratici, vitale ai fini dell’instaurazione e del consolidamento in Italia di una società e di istituzioni democratiche.
Secondo un legame mai smentito tra cultura e politica , nel segno di quel grande marchigiano che fu Giovanni Conti……Nel 1991 lanciò a
S. Agata Feltria l’idea della legge per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali del Montefeltro. Legge preparata da chi vi parla, in
collaborazione con i senatori Volponi e Venturi, su relazione del professor Enzo Cecchini dell’Università di Urbino…
Eletto senatore a vita nel giugno 1991 durante le sua visita a Treia gli fu dedicata dalla città questa lapide….Il testo era stato redatto da quel Max Salvadori, figura splendida di antifascista, già animatore nel forzato esilio americano del “Mazzini News”, uno degli organi più qualificati dell’emigrazione e successivamente primo presidente dell’ Istituto per la storia del movimento democratico e repubblicano delle Marche, al quale lo stesso Spadolini avrebbe scritto, il 16 aprile dell’ anno dopo: “Condivido certamente con lei l’idea che il sistema parlamentare, pur con tutti i correttivi necessari alla governabilità, costituisca un patrimonio inalienabile delle nostre democrazie e
rappresenti l’unico vero baluardo nei confronti di ogni ritornante tentazione autoritaria e di tutti i fattori, vecchi e nuovi, di disgregazione”……..
Tra i molteplici incontri avuti da Spadolini nelle Marche ……meritano una citazione quelli di Ancona e di Chiaravalle del 1992 per il significato simbolico di cui erano ispiratori e portatori come sempre riferiti a precisi valori, princìpi e programmi. L’uno, in questa Aula
Magna del Palazzo degli Anziani, per ricordare…la figura del suo mitico predecessore alla direzione del “Corriere della Sera”: l‘anconetano Luigi Albertini realizzatore di un giornale di modello europeo innestato tra cultura e giornalismo. L’altro, con Luciana Sbarbati, per richiamare la memoria della concittadina Maria Montessori e del suo magistero universale affidato al messaggio di pedagogia laica e di educazione alla libertà. Siamo alla conclusione del nostro discorso. Per Spadolini giunse l’amarezza di quella confusa votazione al Senato per cui soccombette per un solo voto.
All’indomani scriveva ai repubblicani di Fermo: “Sono commosso per le parole di solidarietà e di sostegno. Ho fatto soltanto fino in fondo il mio dovere.
Come Presidente del Senato uscente il mio compito era di difendere il prestigio dell’ Alta Assemblea rispetto alla prepotenza dei partiti nelle istituzioni. Sono onorato di aver combattuto una battaglia perduta in partenza per riaffermare un principio essenziale per il futuro delle istituzioni. Mi sono sforzato per tutta la vita di compiere mediazioni tra le forze politiche e le forze sociali…..Continuerò a difendere l’unità nazionale contro ogni minaccia di disgregazione e nello spirito della Repubblica delle autonomie, che consente tutte le necessarie riforme. Continuerò a battermi con tutte le forze che mi rimangono per quella che Bobbio chiama “l’Italia civile””. Spadolini fu battuto momentaneamente.
Ma proprio le Marche gli tributarono una specie di rivincita postuma. Quando il nuovo Presidente del Senato, Scognamiglio, si recò in visita a Jesi ci si trovò …..nella freddezza assoluta della popolazione. Si era in quella stessa Jesi che aveva tributato a Spadolini un’accoglienza entusiastica e festosa….

Enrico Ermelli Cupelli Vice Presidente Istituto per la Storia del Movimento Democratico e Repubblicano nelle Marche