INSODDISFATTI MA DISPONIBILI AL CONFRONTO

Intervista al Segretario Generale UIL Pierpaolo Bombardieri

–  Bombardieri, come procedono i tavoli di confronto con il Governo?
Allo stato attuale, non sono emerse risposte soddisfacenti alle nostre rivendicazioni. In certi casi, come nelle riunioni convocate in materia di previdenza, si sono determinate situazioni addirittura imbarazzanti. Noi però siamo stati e saremo sempre presenti agli incontri convocati dal Governo, perché la Uil non si sottrae mai al confronto e sta al merito delle questioni.
Quando questa fase sarà conclusa e si arriverà alla definizione della manovra economica, faremo le nostre valutazioni conclusive e le nostre conseguenti scelte.
Se non ci saranno risposte, si arriverà a uno sciopero generale?
Gli scioperi non si minacciano, si fanno se e quando necessario.
La Uil ha in piedi una mobilitazione che va avanti da mesi: siamo stati i primi a dichiararla e proseguirà anche nei prossimi mesi di settembre e di ottobre, nelle piazze e nei luoghi di lavoro.
L’obiettivo è quello di parlare con la nostra gente, di ascoltare le loro richieste e di rappresentare lo stato del confronto con il Governo. A quel punto, poi, si vedrà come procedere.
Sul salario minimo si è aperto un dibattito, anche a livello politico, molto aspro che sta generando un po’ di confusione.
La Uil ha una posizione ben definita: vogliamo ribadirla?
E’ vero, sul tema si sta facendo troppa propaganda, a livello politico. E’ bene, dunque, fare un po’ di chiarezza. La direttiva europea, dalla quale ha origine la vicenda, identifica il contratto nazionale come “bene assoluto”, come riferimento prioritario, perché è il contratto che dà una serie di garanzie e che assicura alle lavoratrici e ai lavoratori una copertura completa su tutele e diritti, dalle ferie alla maternità, dal mantenimento del posto di lavoro alla malattia, e via di seguito. Tutto ciò ha un valore decisamente superiore al solo valore del salario minimo. Tuttavia, o per indisponibilità della controparte o per assenza di una specifica area contrattuale o per la presenza di contratti pirata sottoscritti in dumping, c’è una fascia di lavoratori che ha livelli salariali decisamente inferiori a soglie decorose. Ecco perché noi proponiamo che, in questi casi, sia necessaria la definizione di un salario minimo che coincida con i minimi contrattuali dei contratti maggiormente rappresentativi.
A proposito di Europa, cosa pensa la Uil del Patto di stabilità?
In materia di revisione della governance economica e di riforma del Patto di stabilità, lo spirito di unità dimostrato dopo la pandemia sembra un lontano ricordo e, ancora una volta, sembrano prevalere egoismi nazionali e veti incrociati. La UIL é impegnata da oltre un anno nella campagna ‘Patto di Stabilitá? No, Grazie’ e, insieme al Sindacato Europeo, continua a chiedere il superamento definitivo della logica dell’austerity che ha prodotto una carneficina sociale nel corso dell’ultimo  decennio. Ci auguriamo che a livello nazionale tutte le forze politiche rigettino queste logiche e si impegnino, a Bruxelles, per un cambio di paradigma.
Il futuro del lavoro e la precarietà dei giovani sono temi che la Uil affronta quotidianamente e che sono stati al centro di un’iniziativa svoltasi all’inizio del mese di luglio a Napoli, dando spazio alle esperienze di vita e di lavoro di alcuni giovani precari. Quale messaggio è emerso da quella iniziativa?
Quella organizzata a Napoli è stata un’occasione importante per ascoltare le esperienze e le testimonianze di dieci precari che, dal palco, hanno raccontato la loro vita, i loro problemi e le loro difficoltà, suscitando emozioni, condivisione, solidarietà. Purtroppo, non sempre queste storie trovano ascolto e perciò proprio a loro abbiamo voluto dare voce. Su tale punto, il Governo ha fatto scelte che noi non condividiamo. In Spagna è stato sottoscritto un patto che ha abolito i contratti a tempo determinato e, invece, nel decreto lavoro si dà la possibilità di allargare l’utilizzo dei voucher e di saltare le causali per l’utilizzo dei contratti a tempo determinato. Questi non sono provvedimenti che aiutano a stabilizzare il lavoro e a dare un futuro ai ragazzi. Alcuni dati economici positivi di cui si parla in queste settimane, dunque, non corrispondono alla realtà che abbiamo ascoltato dalle parole di quei giovani, una realtà fatta di disagio, di
precarietà, di sfruttamento. Evidentemente i dati positivi riguardano solo le imprese e la produzione, ma questo benessere non viene redistribuito come dovrebbe, a favore di chi ne ha più bisogno.
“Persone per fare, persone per cambiare”. È il titolo della Festa nazionale della Uil che, quest’anno, si è svolta a Bari e che ha visto in piazza migliaia di persone provenienti d’ogni parte d’Italia, per assistere a dibattiti, confronti e momenti di spettacolo. Un’occasione per i militanti della Uil di incontrarsi e di ragionare insieme, sulle posizioni dell’Organizzazione, ma anche per rappresentare all’opinione pubblica le proprie proposte sulle questioni dell’attualità economica e sindacale. Come è andata?
C’è stata una grande partecipazione, è andata molto bene. Abbiamo voluto porre all’attenzione dell’opinione pubblica il tema delle diseguaglianze. Bisogna parlare di investimenti, infrastrutture, sanità, istruzione: la festa della Uil è stata l’occasione per rilanciare anche queste rivendicazioni. Nel nostro Paese, poi, c’è una questione salariale: bisogna rinnovare i contratti, a partire da quelli pubblici. Noi abbiamo chiesto di intervenire per detassare gli aumenti contrattuali, sia di primo sia di secondo livello, e per recuperare il potere d’acquisto perduto a causa di un’inflazione generata non dai salari, ma dagli extraprofitti. Un rapporto Istat in materia ha fatto emergere un dato: la differenza della media salariale tra l’Italia e il resto d’Europa è pari a 3 mila euro, una differenza che sale a 8 mila euro con la Germania. Ci sono alcune criticità, insomma, sulle quali il Governo deve intervenire.